Anni felici







Questa mattina ti sei svegliato e sei andato a fare colazione. Come di consueto, hai accesso la radio: mentre il caffè colora l’aria novembrina del suo aroma, RadioUno commenta gli ultimi sviluppi della politica italiana.

“Il segretario della Democrazia Cristiana, onorevole Mastella, ha incontrato ieri il presidente del Consiglio, onorevole Josi, per un confronto programmatico sulla linea del governo in merito ai recenti sviluppi dell’economia…”

Sorridi pensando alla giornata che ti attende. Benevola, la tua laurea quadriennale in Economia e Commercio ti ricorda quante possibilità ti si sono presentate non appena discussa la tesi: tra varie offerte, hai scelto il posto fisso in banca- ovviamente pubblica- perché sei un comodista e ti piace goderti la vita. Un semplice concorso, più posti che concorrenti, blindato dalla raccomandazione del cugino del nipote dell’amante dell’onorevole X. Nemmeno il tempo di sistemarti la cravatta, e ti è arrivata la lettera d’assunzione a 15 km da casa.

Indossato il tuo completo made in Italy, scendi in strada ed entri in macchina: la tua Lancia Delta HF Integrale III serie, fulgido prodotto della meccanica nazionale, ti attende. Una sistemata allo specchietto e via verso l’ufficio. In filiale, il tema della giornata è come spendere il premio di risultato- due mensilità extra- e la tredicesima: in fondo quest’anno è andata alla grande. Il rapporto dell’ufficio studi ti dice che l’economia italiana veleggia verso il 4%, trainata dagli investimenti del gruppo IRI e dai successi della lira. Ti ricordi, verso pranzo, che a fine anno ti scadono i BOT al 7%: occasione ideale per organizzare un bel fine settimana sulla neve, insieme agli altri comparelli.

Già, le tue amicizie. Sono tutte sistemate, tra impieghi di qualità e sagaci attività imprenditoriali: qualcuno ha continuato nella politica, e ora tesse le fila del tesseramento regionale. Ogni tanto ti invita a entrare nel partito, ma tu in fondo sei tranquillo e ti basta avere un’aderenza in più per le occasioni speciali. Qualche pazzo è emigrato, per il gusto dell’avventura, presto ricondotto a più miti consigli dal grigiore della vita continentale. L’emigrazione è ormai un fenomeno da museo, e finalmente il Mezzogiorno non deve più assistere alla desertificazione sociale: la rinata Cassa del Mezzogiorno, guidata con decisione da Rino Formica, ha realizzato meraviglie.

Dopo pranzo, si chiudono i conti e si riprende la Lancia. In macchina, il giornale radio ricorda la prossima scadenza del settennato presidenziale: Bettino Craxi, alla veneranda età di 87 anni, si appresta a lasciare il Quirinale. Che Presidente! Dalla Libia di Gheddafi junior alla Siria di Assad, dalla Tunisia alla Grecia, fino alla Jugoslavia, il Mediterraneo ha ormai incoronato l’Italia come paese di riferimento, trovando nel Presidentissimo una figura di assoluta autorità. A proposito, sei quasi in riserva: ti fermi presso una delle innumerevoli stazioni AGIP e fai il pieno. Il governo socialista Martelli, nel 1996, ha cancellato le accise grazie agli accordi con l’ENI: il monopolio parastatale degli idrocarburi ha letteralmente innaffiato la Penisola di benzina a bassissimo costo. Ridi, pensando a quanto stiano nella merda i “fratelli europei” d’Oltralpe.

Già, l’Europa. Per fortuna, dopo una brevissima parentesi attorno al 1992, la beneamata classe politica DC-PSI si è accorta in tempo della truffa spaziale di Maastricht e ha salutato baracca e burattini. Un bel dossier su un certo pm di Milano, infatti, ha bloccato sul nascere una velenosa inchiesta, mentre veline del SISMI hanno determinato l’espatrio di una numerosa colonia di tecnocrati del Tesoro e di banca d’Italia. Cancellata quella brutta pagina, tutto è tornato come sempre: e ti viene da sorridere pensando a quei tedesconi ridicoli che mangiano cavallette in buchi da 10 mq, ai francesi ormai assediati dai loro vecchi coloni, dagli inglesi spiaggiati nel loro isolazionismo.

Tu te la spassi, perché l’Italia si è ricordata finalmente la sua funzione mediterranea mandando a fanculo tutti i traditori: dopo le rivelazioni dei dossier sovietici, infatti, è stato messo fuori legge il PDS e la sua vile élite di burocrati ha dovuto fare armi e bagagli. Il culturame cattocomunista è kaputt: il socialismo tricolore, teoria finalizzata dall’on. prof. Preve, ha determinato una vera rivoluzione nell’ideologia nazionale. Siamo orgogliosi di essere italiani, non abbiamo timore della nostra Storia e guardiamo fieri al domani.

Ora basta leggere. Posi Mondoperaio, e accendi il Mivar 4K: la RAI celebra i 10 anni della nostra triade nucleare, nel giorno della Vittoria. Sfila su Via dei Fori Imperiali il meglio della produzione Finmeccanica: alla fine, tra il giubilo della folla, lenti passano i missili intercontinentali classe d’Annunzio, accompagnati dai caccia multiruolo “Italo Balbo”. Che orgoglio essere italiani.

Ora di cena. Ti sbrighi a uscire, perché ormai la calca in centro è diventata una costante. Esci dal complesso residenziale INA-Casa, parte del programma edilizio del 2000 intitolato ad Amintore Fanfani, riscattato dopo dieci anni senza una lira di mutuo. Parcheggi.

Gli altri sono già al tavolo. Dopo i saluti, un amico ti riporta le ultime novità dopo un viaggio in Europa. Silenzi il tuo Italtel e ascolti curioso: a Parigi, Berlino, Monaco e Madrid la gran parte delle persone vive un’esistenza de merda, tra affitti esosissimi e lavori asfissianti. In più, la cultura dominante ha reso l’europeo un eunuco, incapace a uscire da qualsiasi luogo comune imposto dai media di massa. In molti stati, ormai, si parla apertamente di disturbi comportamentali di massa- depressione, ansia, isolamento- che a te paiono incubi lontani: ti guardi intorno, pensi alla tua realtà, e pensi che sia impossibile.

“E no, caro mio, ti ricordi nel 2020?”

“Minchia, è vero. L’avia scuddatu

Il 2020. Due anni fa, e paiono secoli. Quanta merda avevano buttato sull’Italia? L’unico paese europeo a non applicare le regole folli dei lockdown sanitari: l’IRI, attraverso la sua finanziaria medica Italfarma, aveva subito messo a disposizione l’ivermectina. Il fantomatico covid, mentre bloccava un continente isterico e decadente, nel paese non aveva praticamente lasciato traccia. La copertura delle USL era stata eccellente, a basso costo e senza alcuna compressione delle libertà personali: quelle poche voci pazze, esaltate dai soliti giornaloni tipo Repubblica, avevano gridato al massacro. Per fortuna, le uniche vittime risultarono loro, colpite da decreto di chiusura per procurato allarme (art. 658 cp). Da allora, in Europa ogni autunno si ripeteva lo squallido copione delle chiusure, delle vaccinazioni di massa, delle persecuzioni verso i non vaccinati. Da noi, invece, tutto seguitava tranquillamente: l’OMS era stata cortesemente invitata a fare i bagagli, molti terribili novacse stranieri si erano stabiliti in Italia, le ultime ong rimaste languivano nella totale irrilevanza. Su Canale 5 l’inaffondabile Pippo Franco aveva costruito mesi di sketch e battute sulle mascherine, al punto da essere citato dal presidente Craxi- refrattario a ogni “mutanda di carta”, testuali parole- innanzi a una scandalizzata platea di idioti durante un G7.

Il cameriere ti chiede il conto. Paghi in belle banconote da cinquanta lire, visto che il conto è in nero e la moneta elettronica viene vista come mezzo da g-parola, lasci una mancia al cameriere e torni a casa. Soddisfi il machismo nazionale con la tua compagna. Indossi il tuo bel pigiama di seta, ti lavi i denti e spegni la luce.

Tra la veglia e il sonno, pensi a quanto sia bello vivere in Italia. Il faccione di Bettino ti sorride, tu ricambi, lui dice “Perché l’Italia è un grande paese e, cullato da quella voce così calda e cara, ti addormenti sereno. 


***


Questo articolo era stato originariamente inviato ai cortesi amici di Laterum, il blog mattonista che ebbe un certo successo di pubblico su twitter attorno al 2021-22.

Scritto un sabato mattina, dopo essermi tamponato come di consueto e prima di andare a comprare i condizionatori per quella che doveva diventare casa mia, resta come testimonianza di un periodo allucinante, il cui titolo suona oggi veramente beffardo per chi scrive. 


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